martedì 22 gennaio 2008

Chi è senza peccato scagli la prima pietra...

La iena Sortino
CEPPALONI (Benevento) — Suo padre l'ha mai aiutata? «Non si deve neanche permettere di pensare una cosa del genere. E' una domanda illegittima». Le domande non sono mai illegittime, una Iena lo dovrebbe sapere. «Sono un caso americano puro, mi sono fatto grazie al mio lavoro. Sfido chiunque a dimostrare il contrario».
Alessandro Sortino, romano, 38 anni, è tornato a casa proprio arrabbiato. A Ceppaloni ha lasciato le arance che voleva portare alla moglie di Mastella. E anche il battibecco con il figlio Elio, che gli ha rinfacciato di aver fatto carriera grazie al padre Sebastiano, prima alla Fieg, la federazione degli editori, e poi all'Autorità per le comunicazioni. D'accordo, nessuna raccomandazione. Ma almeno il suo cognome le avrà aperto qualche porta. «Figuriamoci. Il primo contratto serio l'ho avuto a Radio capital. Scoprirono chi era mio padre sei mesi dopo». E magari da quel momento in poi avrà avuto qualche vantaggio. «Sono andato via pochi mesi dopo. E sempre con lo stesso sistema ». Cioè? «Anni fa volevo fare lo sceneggiatore e mandai un lavoro a Mario Monicelli. Fu lui a chiamarmi a casa. Io mi faccio avanti con il mio lavoro, non con il mio cognome». Grazie a suo padre, però, avrà conosciuto persone importanti. «Mio padre sogna ancora che io mi laurei e faccia l'avvocato. Per come è fatto lui non accetterebbe mai di raccomandare uno che non è nemmeno laureato».
Come ha cominciato a lavorare? «Avevo 26 anni, l'università andava così così, e facevo volontariato. Mi presentai alla redazione del settimanale Vita. Lavoravo gratis». Il primo contratto? «Qui Roma, inserto della Stampa. Facevo le recensioni dei film intervistando gli spettatori che uscivano dal cinema. Prendevo 500 mila lire al mese, davvero poco per un raccomandato, no?». E il passaggio alla televisione? «Mi chiamò Davide Parenti, l'autore delle Iene. In macchina, mentre portava i figli a scuola, ascoltava sempre Salotto Termini un programma che facevo alla radio». Quanto guadagna? «Dipende da quanto lavoro perché sono pagato a servizio e ho sempre contratti a termine. In questo momento ho il più lungo della mia vita: otto mesi». E quindi in media quanto guadagna? «Tra 100 e 200 mila euro lordi l'anno, a seconda di come vanno le cose. Guadagno bene perché sono bravo. Ma se qualcuno mi querela l'avvocato me lo devo pagare io». E' mai stato condannato? «No, mai. Perché io non insinuo ma affermo e se non so taccio. Non è colpa mia se i giornalisti che seguono i politici non fanno domande. Non è colpa mia se quelli dei tg non vanno sui posti e mandano gli operatori a girare le immagini. Io faccio il giornalista».
Il tentativo d'intervista realizzato dal Corriere della Sera pubblicato il 20 gennaio dimostra che ancora oggi il bue vuole dare del cornuto all'asino. No comment, la rabbia nel vedere un collega messo alle corde, partito per "suonare" e tornato a casa "suonato" è tanta stavolta.

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