giovedì 24 gennaio 2008

Verso il funerale


Prodi oggi scende in campo al Senato in cerca della maggioranza. Sperando nella buona salute dei senatori a vita, nel ripensamento di qualche rifondarolo, ai bollori di Dini persona fisica (che un partito suo dove sta?), nella voglia di pensione di qualche possibile senatore che sa già di essere trombato alle prossime elezioni, e vuole mettersi da parte un po' di pensione per i tempi a venire.
Tutto questo perchè l'Udeur, 14 deputati e 3 senatori eletti con l'1.4 dei voti, ha ritenuto di lasciare perchè la coalizione non aveva fatto blocco unico dopo l'arresto di mezzo Udeur una settimana fa. Mala tempora currunt. O forse Mastella e non mala... ma il problema alla fine non è nemmeno Clemente. La Sinistra, con una maggioranza patchwork, ha dimostrato di non avere i numeri, e forse nemmeno le qualità per governare. Certo, alcuni grandi temi non li poteva trattare con quei numeri risicati. Cade due volte Prodi: la prima sui Pacs mai più riproposti (in Italia la Chiesa non conta niente, si sa: siamo tutti laici, il Papa è imbavagliato dentro al Vaticano, ma certe cose non si possono nemmeno pensare di farle che cade un Governo di si-ni-stra), e la seconda sulle tangenti di Mastella. Grande tristezza. La Destra, con una maggioranza bulgara, ha dimostrato di non averne l'intenzione, se non pro domo loro. E, alla notizia della possibile caduta di Prodi, Fini che fino a ieri aveva dato a Berlusca del rincoglionito, ha già detto che si corre tutti insieme con Silvione premier. Alla faccia della coerenza politica, ma pure voi dovete capire st'uomo, dove cazzo può andare da solo con un partito dimezzato dalla Destra che lo ha abbandonato? Perfino Bossi, col ghigno incastonato nella mandibola bloccata, ha detto che se non si va al voto stavolta parte la rivoluzione. Ma il Parlamento non era sovrano una volta? O forse lo è il popolo, non so? Siamo quindi qui a fare la conta dei senatori: c'è, c'è, c'è, 38 di febbre, gamba rotta, sta con l'amante, c'è ma forse non vota, non c'è ma forse vota, e così via. Questa la democrazia odierna. Che Tremaglia ha voluto ampliare ai 5 continenti, per consentire a tutto il mondo per ridere di noi. E alla Destra per ridere di lui, visto che sono stati proprio i voti degli italiani all'estero a condannare la Casa delle Libertà. Siamo appesi al raffreddore della Montalcini, agli estri di Turigliatto, alla voglia di monetizzare la pensione di alcuni altri. Mentre Prodi minimizza, pover'uomo. Ecco, in questo una singolare differenza. Berlusconi si sarebbe scagliato contro il traditore, puntando l'indice e dicendo che sarebbe andato alle elezioni senza di lui, tritandolo politicamente, salvo poi perdonarlo con annesso invito a cena ad Arcore e risottone ai funghi. Prodi no, quasi si alliscia ancora Mastella, dicendo che la colpa è delle circostanze, povero Clemente, povero Udeur, e se torna il posto da ministro sta lì, e guai a chi glielo tocca. Forse un errore politico, chissà. Forse buon senso, tanto quello che oggi insulti domani viene con te al voto, ma tanto in Italia chi se lo ricorda, visto che sono sempre andati tutti contro tutti? Serve l'uomo forte, forse, rimpiange qualcuno. A trovarlo. In una possibile graduatoria dopo un sondaggio Abacus, i primi tre risulterebbero Lippi, Gattuso e Taricone. Altro che Andreotti, Cossiga e D'Alema. Ma ora silenzio, che sta per parlare Prodi. Sentiamo che si inventa, il nostro semaforo. Qui o si fa l'Italia o si muore, diceva qualcuno. Pronti per il funerale, allora. (JoToz)

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